antau ha scritto:...E io il contraddittorio lo colgo volentieri

perchè sono commenti interessanti e la discussione mi piace.
Certo, chiamarle "illustrazioni un po' slavate" o "disegni colorati" è un po' forte, non credete?
Perchè, poi, cosa è un dipinto se non un "disegno colorato" dove il disegno può essere più o meno tracciato, può essere solo nella mente del pittore, può essere ben definito, può essere addirittura ombreggiato prima...? Prima di un dipinto c'è sempre un disegno, mentale o effettivo che sia.
A livelli di gusto posso capire benissimo il fatto che possa o meno piacere uno stile come questo; non comprendo invece lo sminuire lo stile come se fosse "più facile"...
Non credo esista uno stile facile per tutti; di sicuro questa è una pittura più
veloce di quella fatta con le velature ma questo non vuol mica dire che è più
facile; un pittore che ha imparato a dipingere con le velature probabilmente se viene costretto a dipingere con questo tipo di "pittura veloce" non sa neanche da dove iniziare per arrivare a certi effetti. Se qualcuno non gli insegna come arrivarci, non ci arriverà da solo o ci metterà molto tempo, un po' come succede per la tecnica classica.
Ecco che viene fuori il discorso della differenza di stile che non coincide mai con la maggiore o minore semplicità.... questa affermazione è una banalizzazione che viene fuori dalla vecchia scuola e che è spesso ricorrente in altri campi dell'arte. Prendete Pavarotti: è stato un tenore di spessore mondiale, uno dei grandi della storia del canto; ma nelle occasioni in cui sconfinava nella musica leggera, era oggettivamente poco ascoltabile, con tutto il rispetto per la sua indubbia grandezza. Ricordo benissimo la sua versione di "Caruso" del mitico Dalla: non credo di fare un torto al grande tenore sostenendo che la sua versione era rigida, lenta, pesante... pareva non finire mai. E questo non certo perchè Pavarotti non sapeva cantare ma solo perchè era costretto dalla sua stessa preparazione su certi binari che non erano quelli migliori per interpretare una canzone di musica leggera. Per Pavarotti era assolutamente difficile rendere bene quella canzone come probabilmente sarebbe difficile per Leonardo dipingere in questo stile.
Anche il discorso dell'
impianto ritmico dell'opera è legato ad una visione un po' troppo focalizzata solo su un certo tipo di pittura; i quadri postati in questo spazio risentono evidentemente dell'influenza del cinema, di un tipo di visione non classica, di tutta una serie di regole di inquadratura che ai tempi della pittura classica neanche esistevano. E' normale che l'impianto non sia lo stesso.... non c'è "in scena" l'ultima cena o il giudizio universale, ma delle scene di vita quotidiana che riprendono molti stereotipi derivanti dal cinema western e li ripropongono in chiave pittorica.
Interessante la tua riflessione.
Non so se ti riferisci a me, ma io non ho detto che questa è una tecnica facile!
Dipingere a velatura in modo accurato è solamente una modalità "diversa" dalla pittura alla "prima" fatta di rapidi tocchi.
Sul piano espressivo cambiano. Sul piano del valore si equivalgono. E qui penso che siamo in accordo.
Per quanto riguarda il disegno ritengo che il disegno non abbia, per sua natura, un impianto tonale,ma solo tratti e chiaroscuro.
In genere i disegni dei grandi maestri del passato hanno il colore della carta, grigio oppure ocra, e poi sono lavorati in chiaro con tocchi di bianco
ed in scuro con fusaggine o altro tratteggiata e/o sfumata. Non esiste un impianto tonale che è invece tipico della pittura.
Non è una cosa che dico io. E' lì da vedere. Basta prendere un quadro di Raffaello, convertirlo in scala di grigio e confrontarlo con il suo disegno preparatorio, e si vedono
chiaramente le differenze. La maggior parte degli artisti, soprattutto in ambito amatoriale, tendono a confondere e sovrapporre il disegno e la pittura. e si vede la piattezza dei risultati.
In passato ci sono casi diversi esempi di artisti con pitture dall'impianto tonale debole. Mi vengono in mente Carpaccio e Benozzo Gozzoli, i cui quadri sembrano appunto
dei disegni a colori. La struttura ritmica del quadro non è, come dici tu, focalizzata su un certo tipo di pittura.
Le pitture parietali di Lescaux sono ritmiche, come lo sono quelle egizie, greche, giapponesi. Sono ritmici i quadri di Paolo Uccello, Beato Angelico, Caravaggio,Rubens, Picasso, Matisse, Chagall
e a salire nel tempo sono ritmici i quadri di Hopper, Hokney ed altri contemporanei.
La ritmicità è una costante atemporale della pittura.
Hai invece ragione quando parli delle influenze che la pittura subisce nel "proprio tempo".
Ad esempio, hopper, negli anni '40 del 900 era molto influenzato dagli stereotipi del cinema noir di allora.
Si vede bene questa cosa nei tagli cinematografici che hanno i suoi quadri.
La pittura di oggi può confrontarsi col digitale e può esserne influenzata positivamente senza snaturarsi.
Hanno fatto bene quigli amministratori del forum ad affiancare all'artigianato pittorico, l'artigianato digitale di Gimp e photoshop.